Lui si rigira i sogni tra le mani, poi si posano sulle lunghe ciglia
che coprono gli occhi di cielo, dietro si legge qualcosa in una lingua
che non conosce.
Lei, invece, i sogni li ha scritti sulla pelle,
con tratti profondi e visibili al mondo, se non fosse per i vestiti che
non toglie mai.
Loro non esistono, uno nell’altro, e continuano a
sfiorarsi senza mai toccarsi, perchè se lo facessero verrebbero giù le
nuvole, cadendo a ricoprire la città. La stessa che li avvolge, li tira
per le braccia spingendoli prima lontani e poi vicini, foglie d’autunno
in piccole spire casuali sui marciapiedi, sotto gli alberi, nei
giardini.
Lei scrive, lui legge; lui legge, lei ascolta. Si
perdono, in un continuo flusso di parole insignificanti mescolate ad
altre che invece sono tutto.
Si tengono la vita per la cinta dei
pantaloni, stretta bene, fino in fondo. Se la tengono nelle mani
tremanti, i pugni chiusi a tenerci dentro un segreto, i pugni serrati,
che fanno male.
Poi, lei mette i suoi amori inesistenti in un cassetto, chiude tutto a chiave e finge che non ci siano.
Forse, alla fine, si incontreranno prendendosi per mano, finalmente senza dire niente.
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