Paola esce dal locale, sono le 3 di notte. E’ solo giovedì e
domani deve lavorare. Come al solito in queste occasioni si chiede per quale
motivo i progressi della scienza non abbiano già portato alla scoperta di
novità sensazionali come il teletrasporto. E come ogni volta si dice che
sarebbe la rivoluzione che porterebbe all’estinzione del genere umano.
Quindi, girando la testa verso l’amica che le sta camminando accanto, dice: -Forse è un bene.- I suoi occhi non danno segni e solo allora si rende conto di non aver mai detto l’altra metà del discorso se non dentro di sé. In ogni caso, alcool o non alcool, non avrebbe capito lo stesso. Percorrono in silenzio il resto della strada che le separa dal palo dove hanno lasciato le biciclette appese come due impiccati in attesa di esecuzione. Sferragliano le chiavi tra le loro dita tese e insicure. Un passo di lato per riprendere l’equilibrio e si salutano all’incrocio tra il ponte e la strada di ciottoli che costeggia il fiume. Si allontanano come palle sul tavolo da biliardo dopo uno scontro e scivolano via.
Dodici chilometri in bilico sono l’impresa che divide Paola dalla porta di casa. Altre chiavi che sferraglieranno per entrare nella toppa, il letto sfatto dalla notte prima, dormire con il trucco che macchia il cuscino, di nuovo.
Quindi, girando la testa verso l’amica che le sta camminando accanto, dice: -Forse è un bene.- I suoi occhi non danno segni e solo allora si rende conto di non aver mai detto l’altra metà del discorso se non dentro di sé. In ogni caso, alcool o non alcool, non avrebbe capito lo stesso. Percorrono in silenzio il resto della strada che le separa dal palo dove hanno lasciato le biciclette appese come due impiccati in attesa di esecuzione. Sferragliano le chiavi tra le loro dita tese e insicure. Un passo di lato per riprendere l’equilibrio e si salutano all’incrocio tra il ponte e la strada di ciottoli che costeggia il fiume. Si allontanano come palle sul tavolo da biliardo dopo uno scontro e scivolano via.
Dodici chilometri in bilico sono l’impresa che divide Paola dalla porta di casa. Altre chiavi che sferraglieranno per entrare nella toppa, il letto sfatto dalla notte prima, dormire con il trucco che macchia il cuscino, di nuovo.
Intanto però come in un videogioco della Atari, piccola
piccola sulla sua bicicletta sgangherata, si muove meccanicamente sulle strade
d’asfalto, evitando buche, pedoni ubriachi che attraversano all’improvviso,
vetri di bottiglie e abbaglianti sparati in faccia. Le mani di un uomo
agganciate ad un portone, che butta fuori la bocca e urla parole sconnesse
contro i passanti.
Nel passaggio al centro della città, il vento si insinua tra
i palazzi altissimi e soffia forte. Paola quasi cade e guarda in alto verso
un’unica luce accesa al decimo piano della sede di un giornale. Intorno non c’è
nessun altro a piedi e poche macchine, per lo più taxi, la sorpassano
lasciandole impresse negli occhi scie rosse di luce.
La bianca significa
ritorno, la rossa che te ne stai andando.
Ora a dividerla da casa mancano gli ultimi 4 chilometri, ma
la strada alternativa per la notte è interrotta, perciò è costretta ad
attraversare il parco.
Un’enorme distesa di alberi, cespugli e prati come una
macchia verde e gialla e bianca e di tutti i colori, che decide le stagioni,
accoglie vite, acqua stagnante e umidità. Il silenzio è irreale, una sirena in
lontananza fa spazio al nulla e Paola continua a muoversi come in un’enorme
bolla.
Quando alla sua sinistra, in lontananza, vede un movimento,
sta fischiettando una canzone che le è rimasta in testa, per farsi coraggio e
combattere l’ansia. Le note scivolano stonate dalle sue labbra e si trasformano
in piccole nuvole di vapore che le rotolano accanto.
Frena, Paola, frena con tutta la forza che ha nelle braccia
magre e ossute. Cerca l’equilibrio con tutta se stessa maledicendo il terzo, il
quarto e il quinto bicchiere. L’ultima nota le rientra in gola e il respiro si
spegne di colpo. Lei è ferma, in mezzo al vialetto in parte coperto dalle prime
foglie d’autunno cadute, e la guarda. Si scrutano, per mezzo minuto che sembra
una vita. Il pelo lucido marrone e le striature dorate le ritorneranno in
mente solo tra poche ore nel sogno che farà. Gli occhi accesi da una luce che
non ha origine; tutto è immobile e le sembra che da un momento all’altro
l’animale svanirà nel nulla. Potrebbe farlo, come la protagonista di una storia
che in tanti, forse troppi, hanno raccontato. E invece poi si tuffa in un
cespuglio lasciandosi alle spalle la scia morbida del predatore silenzioso.
Il cigolio della ruota posteriore segue Paola rivelandola in
tutto il suo clamore e coprendo quel momento d’intesa con numerosi strati di
altre immagini. La faccia della ragazza al bancone del locale che qualche ora
prima totalmente presa dal discorso con un ragazzo seduto al suo fianco, non si
accorge dei suoi bellissimi ricci biondi tuffati nel bicchiere. O le luci della
macchina che le cade addosso dal nulla, mentre abbandona la madre pulsante e si
tuffa senza guardare verso il grande cerchio d’asfalto.
La
rossa significa ritorno, la bianca che te ne stai andando.
Arcade Fire - Headlights look like diamonds
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