"oddio mi sento le caviglie in catene"

lunedì 2 febbraio 2015

senza titolo 10 - Balena 1



Primo post, post-corso di scrittura. Ora che sono una Balena a tutti gli effetti (se non sapete cosa intendo chiedete pure), pubblicherò, quando possibile, ma soprattutto quando non fanno troppo schifo i testi scritti e prodotti durante i laboratori.

Il primo esercizio era quello di scrivere un brano con il seguente Incipit:


Marco non era sicuro se questo fosse un buon segno oppure l’inizio di una catastrofe ma di sicuro sapeva [..] 
che qualcosa sarebbe cambiato.
Era stato un segnale chiaro. La porta era aperta, il dado era tratto. Ora non poteva più tornare indietro.
Si buttò nel vagone centrale della metro, senza pensarci troppo. Un bagno di folla gli avrebbe solo fatto bene si disse. Ma non fu così. Contro ogni aspettativa, quella volta la folla lo infastidiva solamente. Aveva sperato di incontrare almeno una situazione strana, di quelle che capitano sempre sulla  linea che collega Est ed Ovest. Ma complice l’orario di uscita dal lavoro, che portava solo gente imbellettata con la valigetta, la giacca e la cravatta ad utilizzare quella linea, o forse complice la bella giornata ed il sole al tramonto delle sei, non trovò nulla che potesse stampargli il solito sorriso in faccia.
Quella mattina era entrato in ufficio come faceva ogni giorno da ormai quattro anni. Non poteva sapere che il Capo lo avrebbe chiamato a rapporto. Doveva essere una giornata come tutte le altre. E invece quella notizia, così a freddo, lo aveva buttato nello sconforto più totale. Cosa avrebbe fatto adesso senza la sua quotidianità, le sue abitudini, non era pronto ad affrontare di nuovo la trafila dei colloqui.
Voleva licenziarsi da molto tempo ormai.
Aveva cominciato con il dirlo alla sua famiglia. Ma i genitori non se ne occupavano più da tempo della sua vita, e tantomeno preoccupavano. Poi lo aveva detto agli amici, quelli di una vita, che però non riuscivano a capire lo stato d’animo di un trentenne con un contratto a tempo indeterminato con tutte le possibilità del mondo davanti e che dovrebbe solo riuscire ad allungare le braccia e a portarle a se. Per loro, che vivevano da sempre in una cittadina dispersa nella nebbiosa pianura padana e lottavano contro l’incertezza del futuro quella era solo la sua ennesima follia.
Infine, lo aveva annunciato agli amici nuovi e anche, timidamente, a qualche collega di lavoro, ma solo quelli con cui si trovava a suo agio, o che era sicuro non ne avrebbero fatto menzione agli altri, meno che mai al Capo.
Eppure trovarsi di fronte al fatto, chiaro, preciso, ineluttabile del proprio licenziamento era una cosa ben diversa.
Arrivato alla sua fermata scese di corsa, senza neanche pensarci trovò l’uscita e si avviò verso casa. Automaticamente percorse quelle stesse quattro strade degli ultimi anni. Entrò in casa, si buttò sul divano, ancora con la giacca indosso, e guardandosi intorno pensò a quanto inutile e banale fosse la sua vita prima di oggi. Certo, di lì a poco non avrebbe avuto più soldi per comperare nemmeno le sigarette. E quella era la parte davvero catastrofica.
Si alzò dal divano, tolse la cena pronta dal freezer, la buttò in padella e in un attimo smise di pensare.

Nessun commento :

Posta un commento