"oddio mi sento le caviglie in catene"

lunedì 29 dicembre 2014

senza titolo 3 - tornare

Guardare la città dal finestrino della macchina mentre avvolta dal silenzio della domenica notte fa spazio alla neve, che ricopre, con uno strato sottilissimo, tutte le cose e gli alberi e le macchine e la signora che corre a casa. E pure il suo cagnolino. Alzare gli occhi al cielo e vedere angoli conosciuti mentre la musica jazz, che l'autista del taxi ama in maniera particolare, sbraccia con delicatezza per insinuarsi nel profondo. Ed è subito Woody Allen e anche se a New York non ci sono mai stata è subito anche quello. Ma soprattutto è subito casa.

mercoledì 24 dicembre 2014

senza titolo 2 - Natale

Il sapore del caffè non faceva altro che aumentare il sonno. Il pensiero che quel piccolo sorso di espresso avrebbe dovuto tenermi sveglia per tutto il pomeriggio aveva peggiorato la situazione. Mentre mi parlava le palpebre si chiudevano piano piano in maniera impercettibile. Presto sarei caduta in un sonno profondo, la testa all'indietro oltre la spalliera della sedia, le braccia abbandonate lungo i fianchi e i piedi storti, con le caviglie incastrate sotto la seduta.

Pensavo a quando poche ore prima camminavo per quel piccolo paesino che non mi appartiene o non più di quanto faccia ogni posto nel quale ho vissuto, costretta dalle circostanze, pochi giorni all'anno, durante le feste. Eppure c'era sempre qualcosa di affascinante, per un giorno o due. Il vociare proveniente dalle case che risuonava ovattato dall'assenza di palazzi che superino i due piani. Le costruzioni abbandonate e le nuove villette in costruzione, contrasto incomprensibile tra il vecchio, lasciato a marcire, e il nuovo che si fa largo con i suoi colori pesca e giallo e rosa e le sue scritte urlanti dai cartelloni delle ditte di costruzione: "anti-sismico, ecologico".
I commercianti dai negozi che ti sorridevano cercando disperatamente di attirare clienti per combattere l'egemonia dei centri commerciali cittadini e protrarre più a lungo possibile l'inevitabile fine, a fronte di un'incapacità di rinnovamento. E al netto della crisi economica.


Intanto lui parlava, parlava e parlava, mentre io sprofondavo sempre più giù, avvolta dai miei pensieri caldi.

Ad un tratto sobbalzai sul posto, il cuore in gola. Aveva detto: "Sai è che da quando sei partita che non faccio altro che pensare a come sarebbero potute andare le cose tra noi, avremmo potuto..". Lo sguardo deve essere stato particolarmente pungente, acido e sorpreso, perché subito dopo, neanche il tempo di metabolizzare quell'unica parte di discorso che aveva oltrepassato i miei filtri, la sua bocca si era già contorta in una delle sue tipiche smorfie e un abile colpo di tosse mi aveva riportato indietro nei miei pensieri, ad occhi chiusi.