"E cosa te ne faresti di tutto questo, dimmi."
Lanciò il sasso e poi
con un gesto involontario si tirò indietro il ciuffo di capelli che gli
era ricaduto sopra l'orecchio, come per ascoltare meglio la risposta
che lui non lo sapeva ma non sarebbe arrivata.
Camminavano con lo
sguardo fisso sul prossimo passo, l'uno dell'altro, senza mai incrociare
gli occhi. Come se avessero paura di guardarci dentro per quello che
avrebbero potuto scorgerci e per quello che invece non vi avrebbero
trovato. Era una lotta continua contro gli eventi che gli legavano le
mani e non gli permettevano di andare avanti. Sarebbero rimasti così, in
bilico, tra quello che era possibile ottenere e perdere.
Lei
snocciolò la polvere nascosta nella tasca del cappotto, cercando una
risposta adatta a quella domanda che ne nascondeva altre mille. Trovò un
buco, anche, e ci infilò dentro le dita toccando la lana ruvida e una
moneta da 5 centesimi. Prese tempo, forse troppo, perché, intanto, lui
stanco di attendere si era messo a guardare la superficie increspata
dell'acqua, trovandoci dentro, riflesso, il resto della sua vita.
"oddio mi sento le caviglie in catene"
sabato 18 luglio 2015
lunedì 13 luglio 2015
Senza titolo 21 - Candy imperfection disclosure
E’ arrivato il momento di accettare di essere quel piccolo
disastro vagante nel mondo che sei. Accettare di fare e dire le cose sbagliate
quell’unica volta in cui servirebbero quelle giuste. Come un coniglio bianco e
morbido tirato fuori da un cilindro. Vorresti prendergli la spalla sinistra che ondeggia
vicino a te in questo momento perfetto, mentre tutto intorno sta fermo immobile
e silenzioso. Solo la spalla si muove, impercettibile, e la tua mano si allunga
fino a toccarti gli occhi che vedono quello che non c’è. Quel momento è arrivato
e finalmente puoi pensare tranquillamente di aver giudicato chi non lo meritava
o di aver sparso imperfezione nel mondo che trovi così stucchevole nel suo
continuo girare, sempre uguale a se stesso. L’estate fa l’estate e le foglie
cadono in autunno, come ci si aspetta che facciano. Mai una volta che volino
verso l’alto e si fermino turbinando nel cielo sotto la luce gialla dei lampioni.
E tu, piccola macchia che si espande al contrario, ti poggi al muro esterno di un
palazzo o prendi l’acqua in faccia confondendo un sorriso. Ascolterai la stessa
canzone per ore ma solo la decima volta piangerai. Non è così che avevi
previsto che andasse ma chi può dirlo che non si tratti di una strada diversa
al solito incrocio.
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