"oddio mi sento le caviglie in catene"

sabato 18 luglio 2015

Senza titolo 22

"E cosa te ne faresti di tutto questo, dimmi."
Lanciò il sasso e poi con un gesto involontario si tirò indietro il ciuffo di capelli che gli era ricaduto sopra l'orecchio, come per ascoltare meglio la risposta che lui non lo sapeva ma non sarebbe arrivata.
Camminavano con lo sguardo fisso sul prossimo passo, l'uno dell'altro, senza mai incrociare gli occhi. Come se avessero paura di guardarci dentro per quello che avrebbero potuto scorgerci e per quello che invece non vi avrebbero trovato. Era una lotta continua contro gli eventi che gli legavano le mani e non gli permettevano di andare avanti. Sarebbero rimasti così, in bilico, tra quello che era possibile ottenere e perdere.
Lei snocciolò la polvere nascosta nella tasca del cappotto, cercando una risposta adatta a quella domanda che ne nascondeva altre mille. Trovò un buco, anche, e ci infilò dentro le dita toccando la lana ruvida e una moneta da 5 centesimi. Prese tempo, forse troppo, perché, intanto, lui stanco di attendere si era messo a guardare la superficie increspata dell'acqua, trovandoci dentro, riflesso, il resto della sua vita.

lunedì 13 luglio 2015

Senza titolo 21 - Candy imperfection disclosure



E’ arrivato il momento di accettare di essere quel piccolo disastro vagante nel mondo che sei. Accettare di fare e dire le cose sbagliate quell’unica volta in cui servirebbero quelle giuste. Come un coniglio bianco e morbido tirato fuori da un cilindro. Vorresti prendergli la spalla sinistra che ondeggia vicino a te in questo momento perfetto, mentre tutto intorno sta fermo immobile e silenzioso. Solo la spalla si muove, impercettibile, e la tua mano si allunga fino a toccarti gli occhi che vedono quello che non c’è. Quel momento è arrivato e finalmente puoi pensare tranquillamente di aver giudicato chi non lo meritava o di aver sparso imperfezione nel mondo che trovi così stucchevole nel suo continuo girare, sempre uguale a se stesso. L’estate fa l’estate e le foglie cadono in autunno, come ci si aspetta che facciano. Mai una volta che volino verso l’alto e si fermino turbinando nel cielo sotto la luce gialla dei lampioni. E tu, piccola macchia che si espande al contrario, ti poggi al muro esterno di un palazzo o prendi l’acqua in faccia confondendo un sorriso. Ascolterai la stessa canzone per ore ma solo la decima volta piangerai. Non è così che avevi previsto che andasse ma chi può dirlo che non si tratti di una strada diversa al solito incrocio.