"oddio mi sento le caviglie in catene"

lunedì 14 settembre 2015

Senza titolo 24 - senza fine



Al venerdì sera il treno che percorreva la tratta nord-sud era sempre pieno. Tagliava le città, si fermava poco in ogni stazione, sputava fuori e accoglieva dentro viaggiatori di ogni tipo. Un uomo con il cappello e le scarpe bianche, una bambina imbronciata e la mano di sua madre. Qualcuno dormiva, qualcun altro guardava fuori, nel buio, perdendosi sull’Appennino, lasciandosi andare sotto le gallerie, tra Bologna e Firenze. Facce immerse nei libri, pensieri chiusi da cuffie ben pressate nelle orecchie.

A me invece piaceva far finta di fare, ogni volta, una cosa diversa. Mettevo le cuffie ma a musica spenta, chiudevo gli occhi ma non dormivo, aprivo un libro, ogni tanto giravo una pagina, ma non leggevo. E intanto mi perdevo negli altri, nelle loro storie, nei loro occhi, seguivo i fili invisibili che legavano tra loro degli sconosciuti un po’ più vicini alla fine del viaggio. Solo così ho potuto vedere piccoli amori nascere, racconti in dialetti diversi prendere forma, alzarsi sotto le luci gialle e fredde dello scompartimento e poi ricadere sulle teste dei presenti. E nei giorni più calmi, invece ho visto la pioggia scendere e le gocce fermarsi sul finestrino e poi sospinte dal vento riunirsi tra loro. I tramonti in estate sugli orizzonti gialli di luce e la neve in inverno sciogliersi o ancor, lentamente, adagiarsi sui campi.

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