"oddio mi sento le caviglie in catene"

venerdì 10 aprile 2015

Senza titolo 17



Che lavoro fai?
Uccido draghi.
Ma dai, non esistono mica, i draghi.
Lo so.
Lo sai?
Lo so.
Bene, e li hai uccisi tutti, dunque?
Esatto. Ti facevo meno sveglio.
Si allontana da me, troppo basso per riuscire a darmi uno sguardo d’insieme. Per fidarsi di me deve vedermi tutto intero, evidentemente. Deve essere quel tipo di persona che per diventare amici deve sapere quanti cucchiaini di zucchero metti nel caffè la mattina. Ha un cappello ridicolo, a punta, di panno verde, come quello di un elfo. Ma è tutta la sua persona ad essere ridicola, quindi il cappello gli sta anche bene.
Mi guardi? Che problema hai?
Cercavo di capire, ma no niente lascia stare.
No dai cercavi di capire? Cosa? Se sono ricco? Perché sono vestito così bene, lo so è una domanda che mi fanno spesso.
Cercavo di capire se potresti lavorare con me. Io sono un po’ basso e cerco qualcuno che voglia stare al mio fianco nella lotta al nemico. Sei alto. In una radura li vedresti meglio di me.
Amico, ancora con questa storia dei draghi? Fai sul serio?
Che lavoro fai tu?
Il venditore di enciclopedie, porta a porta.
E poi sarei io quello che fa un lavoro inutile? Quante ne vendi, che so, al mese?
Di media, mezza. Ho ereditato una grossa somma da un prozio che nessuno ricordava. Per questo sono vestito elegante. Questa giacca costa quanto tutti i tuoi vestiti messi insieme.
Escluso il cappello.
No, con tutto quel ridicolo (mi perdoni) cappello.
Impossibile. E’ un cappello speciale. Ha dei poteri.
Ah sì?
Sì.
Lei è un bel po’ strano amico mio.
Fa di nuovo un passo indietro. Mi sta prendendo di nuovo le misure. Credo che nella sua vita passata fosse un sarto, glielo leggo nell’occhio clinico che analizza la lunghezza delle mie braccia, la proporzione sfalsata tra il busto corto e le gambe lunghe. Si sta annoiando e forse non vorrà essere mio amico. Ha cambiato espressione, muove le mani nell’aria fresca e limpida di questo mattino di fine Settembre.
Un altro passo indietro. Adesso piega la testa di lato, per vedere se sono più simpatico da un’altra prospettiva. Ma si accorge che sono lo stesso, solo che ho un angolo di venti  gradi adesso.
Ancora un passo indietro. Il tallone del piede destro tocca inesorabilmente il cornicione. Faccio per allungare un braccio per avvertirlo ma ci ripenso. Non saremo mai amici, io e quest’uomo. E’ pazzo. Crede di essere un cacciatore di draghi e non apprezza l’importanza della vendita porta a porta di enciclopedie.
Cade giù, non aspetto neanche di sentire il rumore. Faccio un giro su me stesso, di modo che il tiepido sole appena sorto, riflettendosi sulla montatura dei miei occhiali, rimandi uno scintillio sommesso che lui non apprezzerà mai.

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