La luna non è ancora arrivata. E’ estate e possiamo finalmente guardarci
negli occhi, con la pelle nuda e un velo di vergogna sulle guance,
colore di questo tramonto.
La mattina mi alzo e mi vedo riflessa
nel mare, che sbatte lento sulla sabbia gelata. Addormentarsi sulla
spiaggia vuol dire alzarsi presto, appena il sole comincia a battere sul
rosso che copre le nostre teste.
Te lo ricordi quel giorno?
In lontananza il suono assurdo delle ruspe che arrivano a rivoltare i
falò e noi stretti tra i vestiti, un braccio dentro, uno fuori. Hai
aperto gli occhi e mi hai detto che era tardi. Ti ho chiesto: -tardi per
cosa?-. Mi hai risposto: -tardi per salvarci-. E allora siamo rimasti
lì, stesi, senza dire una parola.
E ti porto il caffè misto
all’odore delle alghe portate dalle onde a morire secche sulle colline
di sabbia. Disegnano il loro profilo regolare nel cielo terso,
interrotte solo da alcuni ciuffi di erba stepposa messi a caso.
Neanche questo ricordi?
E’ ancora estate, ancora per poco, appena dopo pranzo. Dormiamo leggeri
volando nelle ore del pomeriggio che ci prendono per mano tra le pagine
di un libro. Poi ti alzi e apri il frigo dove c’è il gelato al limone.
Mi porti la ciotolina di vetro colma e mi dici di fare presto. -Fai
presto, fai presto-.
Lo ripeti sempre, ricordi?
Verso sera
giriamo nella penombra del viale ricoperto di grandi mattoni bianchi e
rosso tenue, andiamo al negozio per comperare la cena. Abbiamo i piedi
pieni di sabbia e mi da fastidio il rumore continuo delle ciabatte
strusciate sul pavimento. Tu mi prendi in giro e non
ti fermi. Poi mi arrabbio e mi baci leggero sulle labbra e mi
dici:-tutto questo finirà-.
Ora ricordi?
Ormai è sera e la luna
è dietro al palazzo grigio incorniciato in una finestra. Tu non ci sei
ed è inverno. Non c’è più sabbia, mare, sole e il gelato al limone. Una
tisana mi fuma tra le mani. Brucia ma non sento niente.
Ricordi che non sento il calore sulla pelle?
Certo, questo lo ricordi.
Quando mi dicevi senti il mio viso che brucia per te ed io non capivo.
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