"oddio mi sento le caviglie in catene"

giovedì 8 gennaio 2015

senza titolo 5

Guardò fuori. La città era completamente bagnata, come un'anguilla viscida, appena pescata, in preda agli spasmi, avvisaglia dell'imminente morte.
Da Quel Giorno tutto aveva preso una brutta piega, era chiara la fine dell'idillio, era chiaro che fosse imminente ed erano altrettanto chiare le motivazioni. Non si può mai pensare di portare una situazione all'estremo senza pagarne le conseguenze. E quello era stato il caso della Città e di mille altre cose e situazioni nella sua vita. Probabilmente pensò, la stessa cosa era accaduta a quelli lassù ai posti di comando che avevano deciso il susseguirsi degli eventi e delle decisioni prese in Quel Giorno e allora perchè non avevano valutato meglio, perchè non avevano saputo o voluto imparare dalle loro vite vissute, dai loro stessi errori.
Era una domanda senza risposta, pensò. Per la sopravvivenza era sicuramente meglio smettere di porsi quel tipo di questioni, ma voleva davvero sopravvivere e basta? Altra domanda senza risposta, pensò. Qui si mette male, pensò ancora.
Valutò per un secondo, seduta sul letto, se valesse la pena alzarsi, vestirsi di quella specie di armatura disgustosa che erano costretti ad indossare tutti i Nati Prima, per via della loro pelle troppo debole per resistere in quelle condizioni, oppure ripiegare sulle calde lenzuola e l'aria non rarefatta della casa in cui si trovava. Mise la testa sotto il cuscino e respirò affannosamente fino a che il rumore del suo stesso fiato non cominciò a disturbarla. Non ne valeva la pena di certo affrontare il mondo esterno. Ripose le sue intenzioni nel cassetto e riprese sonno, quel sonno pesante delle prime ore del mattino, quando ci si sveglia troppo presto e si vorrebbe per un attimo poter mangiare l'aria intorno a se e galleggiare sull'ultima onda del sogno appena finito.

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