Ti alzi di scatto a sedere sul letto. Lei si è addormentata
poche ore prima e adesso quel minuscolo spazio, in quel letto troppo piccolo
per due, è ancora caldo ma vuoto. La testa ti pulsa, qualcosa ti batte sulle
tempie come non succedeva da tempo . Bere troppo è sempre controproducente, te
lo devi segnare, pensi. Tutte quelle minuscole regole del vivere comune ti
faranno impazzire un giorno, ma tu questo ancora non lo sai.
Quel giorno è ben lontano e non devi avere questa informazione prima del tempo.
Chissà che le hai detto quella notte, pensi. Non riesci a ricordare nulla, solo i suoi occhi che ti guardano nel buio, occhi grandi, due fari che proiettano la tua ombra sul muro dietro di te e ti fanno sembrare enorme, molto più grande di quello che sei. Gioco di luci e proiezioni. Metti i piedi a terra e tutto gira intorno, i muri sembrano liquefarsi sotto i tuoi occhi ed il respiro è pesante. Torni a sdraiarti.
Sono passati dieci minuti circa, anche se a te è sembrato un tempo lungo, che non finisce mai, il tempo di dormire e sognare e vivere due o tre vite contemporaneamente.
E invece sono solo dieci miseri fottutissimi minuti.
Ci riprovi, ad alzarti. Devi andare a cercarla nell’altra stanza, senti che potrebbe essere troppo tardi, ma provi. Stavolta il tentativo va molto meglio, eccoti lì in piedi stabile, più o meno, nella tua posizione eretta. Se pensi a quanti millenni ci sono voluti perché gli ominidi riuscissero a mantenere quella posizione, a te sono bastati pochi bicchieri di vino per far sembrare tutta quella fatica uno spreco inutile. Mantenendo lo stadio di erezione uno, riesci a raggiungere la cucina.
Ma lei non c’è. Sbatti il ginocchio sulla zampa del tavolo ma non senti nulla. L’unica cosa che vedi sono il divano e le sedie e il tavolo e tutto lo spazio intorno a te completamente vuoti. Un vuoto che non hai mai sentito prima mentre il martello pneumatico continua ad essere in funzione nella testa.
Provi a prendere un’iniziativa o no? Diciamo che provi a rivestirti e ad uscire, magari riesci ancora a prenderla in tempo nell’altro isolato. Sarà sicuramente andata a prendere la metropolitana, la prima del mattino, quella delle 5:40. E invece no, non ti muovi e torni a dormire.
L’unica cosa che ricordi adesso di quella conversazione avuta poche ore prima è quella frase, non ti lascerò mai. Bella verità, che si è protratta più a lungo nel mondo reale di quanto la tua posizione eretta potrebbe protrarsi all’esterno di quelle quattro mura.
Quel giorno è ben lontano e non devi avere questa informazione prima del tempo.
Chissà che le hai detto quella notte, pensi. Non riesci a ricordare nulla, solo i suoi occhi che ti guardano nel buio, occhi grandi, due fari che proiettano la tua ombra sul muro dietro di te e ti fanno sembrare enorme, molto più grande di quello che sei. Gioco di luci e proiezioni. Metti i piedi a terra e tutto gira intorno, i muri sembrano liquefarsi sotto i tuoi occhi ed il respiro è pesante. Torni a sdraiarti.
Sono passati dieci minuti circa, anche se a te è sembrato un tempo lungo, che non finisce mai, il tempo di dormire e sognare e vivere due o tre vite contemporaneamente.
E invece sono solo dieci miseri fottutissimi minuti.
Ci riprovi, ad alzarti. Devi andare a cercarla nell’altra stanza, senti che potrebbe essere troppo tardi, ma provi. Stavolta il tentativo va molto meglio, eccoti lì in piedi stabile, più o meno, nella tua posizione eretta. Se pensi a quanti millenni ci sono voluti perché gli ominidi riuscissero a mantenere quella posizione, a te sono bastati pochi bicchieri di vino per far sembrare tutta quella fatica uno spreco inutile. Mantenendo lo stadio di erezione uno, riesci a raggiungere la cucina.
Ma lei non c’è. Sbatti il ginocchio sulla zampa del tavolo ma non senti nulla. L’unica cosa che vedi sono il divano e le sedie e il tavolo e tutto lo spazio intorno a te completamente vuoti. Un vuoto che non hai mai sentito prima mentre il martello pneumatico continua ad essere in funzione nella testa.
Provi a prendere un’iniziativa o no? Diciamo che provi a rivestirti e ad uscire, magari riesci ancora a prenderla in tempo nell’altro isolato. Sarà sicuramente andata a prendere la metropolitana, la prima del mattino, quella delle 5:40. E invece no, non ti muovi e torni a dormire.
L’unica cosa che ricordi adesso di quella conversazione avuta poche ore prima è quella frase, non ti lascerò mai. Bella verità, che si è protratta più a lungo nel mondo reale di quanto la tua posizione eretta potrebbe protrarsi all’esterno di quelle quattro mura.
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