"oddio mi sento le caviglie in catene"

venerdì 2 gennaio 2015

senza titolo 4 - 2015



E’ un anno nuovo.
Questa frase, pesante come una sentenza, aleggiava da due giorni sulla sua testa. Pensieri e parole, promesse e azioni sbucavano fuori dalle bocche e dai corpi delle persone che la circondavano. Andrò in palestra, mi prenderò meno sul serio, avrò più cura della mia famiglia, sarò più presente, niente più carne, una bugia al mese e una fantasia al giorno.
E tutto questo non faceva che aumentare la sua ansia. Ansia di non essere all’altezza.
La stessa che la seguiva da sempre, di non rientrare negli schemi e non rientrare neanche negli schemi al di fuori degli schemi. Niente, nessuna categoria.
Si tira una riga alla fine dell’anno per cominciare a scrivere con nuovi colori, come quando all’inizio della scuola i bambini scrivono il nome sui quaderni, si comincia la terza classe e le penne di tre colori. E c’era un tempo pensò in cui il primo giorno di Gennaio era tutto una novità. Lo sguardo su se stessa di un altro anno che passa ed i progressi fatti e finalmente ci buttiamo via tutto ciò che non ci è piaciuto. E così via.
Invece ora era lì a ponderare cosa non era andato bene e cosa sarebbe continuato a non andare per il verso giusto, gli stessi errori, gli stessi patemi. Le lacrime versate due volte sullo stesso tavolo, per lo stesso motivo e l’incapacità di migliorare. Il braccio si blocca, il cervello si impalla, la vista si appanna e la voce, ah quella si spezza.
Rompere il maledetto incantesimo che la inchiodava alla sedia, senza la forza di spostare l’obiettivo un po’ più in là.

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